domenica 1 dicembre 2013

GIRO DI ROCCA DEI CORVI 17 NOVEMBRE 2013




 ROCCA DEI CORVI
( entroterra Valdese )




     Partiamo pochi minuti dopo le 9 dal punto di ritrovo, siamo in diciassette: Mara, Salvina , Mariuccia, Italo, Elsa, Germana, Angelo, Piero, Marilena, Domenico, Flora, Isabella, Massimo, Anna Bert. , Rinaldo, Lutz e Tiziana. C’è anche Linus, il cagnolinus di Lutz, con lui siamo 18.
Divisi in cinque auto, raggiungiamo Vado Ligure, poi si prosegue nell’entroterra superando la Valle di Vado, S.Ermete e Segno. Da Cunio, ultima frazione di Segno, la strada asfaltata continua in salita nel bosco fino alla curva della “ Croce di Vezzi “ A quel punto  dove termina la salita parcheggiamo le auto in uno spiazzo all’esterno della curva stessa .
 La strada asfaltata svolta a dx proseguendo in piano verso le Rocce Bianche.

Il percorso a piedi inizia dal nostro parcheggio e sale in leggero pendio, su strada sterrata tra boschi di conifere e latifoglie. Si raggiunge un quadrivio dove si prende la strada centrale, tralasciando la via di dx che si inoltra verso la Sliggia da dove torneremo e la via di sx che porta alle case dei Gatti superiori.

     La salita ci porta gradatamente sullo spartiacque del monte; durante il percorso lasciamo a dx due strade che portano alla cima per altre vie. La strada sterrata che percorriamo era una volta un sentiero che per necessità è stato allargato per dare accesso ai mezzi anti incendio.

La giornata è nuvolosa e ventosa e sullo spartiacque il vento si sente tutto. Il cielo coperto ci impedisce di vedere in lontananza, resta il panorama sul versante di Vado, sulle Tagliate e su Montagna e Roviasca.
      Vorrà dire che la Corsica e il Monviso si vedranno in un’altra occasione. Proprio da Montagna sono partiti Giorgio e Mario e li ritroveremo quasi vetta ad aspettarci. Insieme proseguiamo il sentiero che ci porta sulla cima della Rocca dei Corvi a m. 793 slm dove ci disponiamo al riparo dal vento per gustarci il nostro pranzetto al sacco. Dopo poco si aggiunge a noi un gruppetto guidato da Natale, un conoscente di Rinaldo. Dopo i panini e uno scambio di dolcetti e cioccolato, assaggiamo un bicchierino di Archibugio fatto e offerto da Marilena.   I 50° - 60° del liquorino ci riscaldano per benino e ci danno l’energia per riprendere la via del ritorno.
Ecco che anche in questo momento si sente la mancanza di Francesco, assaggiatore sopraffino ed esperto in materia.

     Si lascia la cima della Rocca dei Corvi alle ore 14 e si ritorna brevemente sui propri passi fino al trivio lasciato per raggiungere la “vetta”.        Il percorso ad anello prosegue in discesa per la strada che svolta a dx e, dopo poche decine di metri, prendendo la strada di sx. All’incrocio successivo ci fermiamo sotto un bell’albero di agrifoglio carico di palline rosse;
un bel simbolo natalizio che ci suggerisce una foto di gruppo.
      Si imbocca quindi il largo sentiero a destra che prosegue nel mezzo del bosco misto di latifoglie che più avanti diventa faggeta. Questo versante del monte è fortunatamente riparato dal vento e non facciamo neppure caso alle poche gocce di pioggia che si fanno sentire sulle nostre teste. 
     L’intero bosco ci accoglie fin dall’inizio coi suoi caldi colori autunnali ed ora stende sul percorso davanti a noi uno spesso tappeto di foglie secche che frusciano sotto i nostri piedi al nostro passare. Proseguendo nella faggeta si giunge ad un passaggio più  stretto che aggira uno sperone roccioso: siamo al Garbo.
     Il bosco promette bene e Piero coglie l’occasione per guardarsi intorno un po’ più accuratamente. Il gruppo va avanti facendosi largo nel frusciante e spesso tappeto di foglie; anche Linus gioca, si infila ben bene sotto le foglie per nascondersi e lì scompare, solo la codina bianca e nera ne segnala la presenza.
Piero trova un bel porcino e ci racconta di una decina di caprioli che hanno attraversato la strada passandogli vicino.
La strada continua fino a raggiungere la Pinella, un alto pino che spunta tra gli altri alberi e che si trova all’inizio di un altro sentiero che porta ripido sulla cima della Rocca per una via rocciosa, molto bella anch’essa.
     Ancora pochi a metri in discesa e si svolta a dx, la sterrata, proveniente dal “ Campo dei Francesi “  ci porta ad attraversare la “Sliggia “. Rinaldo spiega che il nome indica un versante particolarmente franoso per la presenza di grande quantità di acqua all’interno del monte che causava cedimento del terreno.
      Negli ultimi anni sembra che la presenza di acqua si sia ridotta di molto – come dimostra la poca acqua che sgorga da una sorgente che si chiama “ Funtanin “ – per cui la zona è diventata più stabile. Dimostrazione ne è la vegetazione che ha ricoperto la pietraia su cui hanno preso campo anche diversi alberi di conifere ed anche di Betulle.
     La strada attraversa in piano il versante est della Rocca dei Corvi fino a raggiungere il quadrivio iniziale.    Pochi passi ancora e siamo alle macchine.     
                                          Tanti saluti a tutti   Tiziana





venerdì 29 novembre 2013

MONTE SPINARDA 3 NOVEMBRE 2013



                                                    
                 MONTE  SPINARDA  

                 3 NOVEMBRE  2013

       Le previsioni del tempo della settimana precedente la gita, hanno spaventato un pochino alcuni possibili partecipanti. In 12 ci siamo  ritrovati al punto prestabilito per la partenza.
Partiamo con tre auto, in perfetto orario alla volta di Murialdo, dove ci aspetta l’ irrinunciabile caffè. Ben presto siamo al Colle del Quazzo. Il tempo è stupendamente sereno, e quindi, rinnovati nello spirito, iniziamo il percorso a piedi attraversando bei boschi di castagno e faggio, vestiti di colori autunnali. Tutto il sentiero è un tappeto di foglie marrone che non riesce a nascondere agli occhi di Beppe, un piccolo e sodo  fungo porcino. Da quel momento, 24 occhi, erano rivolti dal sentiero al sottobosco. Risultato: l’osservazione di numerose……… “ amanite rosse puntate di bianco “, che spiccavano nell’ ombra delle piante.
      Ben presto giungiamo  nei prati antistanti alla meta, e si presenta ai nostri occhi  il magnifico panorama a 360° : Valle  Tanaro all’ altezza di Garessio,  i Monti :  Carmo. Galero, Armetta, Saccarello, Antoroto, il Mindino, ………….. e lontano, ma ben visibile il Re di Pietra: Sua Maestà il Monviso, che si presenta imbiancato.
      Dopo numerose  soste  “di osservazioni micologiche“ e scatti fotografici in 2 ore  raggiungiamo  la  vetta.
Decidiamo poco dopo di  ritornare   sugli ampi  prati  panoramici per  pranzare  .
      Il sole  ci  scalda  mentre l’ Antoroto, con un pennacchio di nuvole, tenta di simulare il vulcano Etna.
        Numerose sono le fotografie scattate anche al gruppo pigramente sparpagliato sul prato.
     E’ l’ ora del ritorno e quindi con malavoglia, ci allontaniamo da quel piccolo paradiso, ripercorriamo lo stesso tragitto del mattino, mentre il sole filtrando attraverso i rami, crea una suggestiva atmosfera autunnale caldamente colorata.
      Il  percorso presenta  ampi sentieri facili, gradevoli, e con segnaletica sufficiente. Solamente all’ inizio dello stesso, nei pressi di un bivio con una sbarra, i segnali sono stati “ volutamente “cancellati………perché ????????
     Ringraziamo  i 10 fiduciosi ed ottimisti temerari : Germana, Rosanna,  Tiziana, Mariuccia, Franca, Marina, Beppe, Domenico, Giorgio e  Mario
Ancora un grazie a tutti    Rinaldo e Annamaria

CIMITERO MONUMENTALE DI STAGLIENO E ACQUEDOTTO STORICO - GENOVA 13 OTTOBRE 2013



                                      


      CIMITERO  MONUMENTALE   DI STAGLIENO
     E  ACQUEDOTTO STORICO DI  GENOVA
                           13  OTTOBRE 2013

     
Giornata dal tempo coperto e incerto ma che non scoraggia, e a ragione, i dieci partecipanti: Maddalena, Natalia, Annamaria, Azzurra, Rosanna, Flora, Domenico, Rinaldo, Luca e Paolo. Alle 9,30, dopo un caffè, iniziamo la visita guidata al Cimitero. Il cicerone è una distinta signora, dai modi signorili, molto preparata e capace. Veniamo informati che sebbene la visita terminerà alle 12 circa, visiteremo soltanto la parte bassa, poiché la visita dell’intero complesso è articolata in tre mattinate (!). 

     Ci renderemo conto in seguito della mole di informazioni che possono emergere da questo immenso deposito di 3.ooo.ooo (tremilioni!) di sepolture, tra italiani e stranieri, civili e militari, cristiani, musulmani, ebrei, ortodossi, anglicani e quanti altri, assieme ad un totale di più di 800 tra monumenti funebri, statue, bassorilievi e cappelle. E in effetti riceviamo dalla nostra guida (servizio gratuito offerto ai visitatori dal Comune di Genova) una esposizione ricca, dotta e avvincente, che ci offre un saggio di quelle che sono le motivazioni che hanno ispirato i tanti prestigiosi artisti, per la maggior parte genovesi, interpreti di un’arte così particolare. Non di meno, rapiscono l’attenzione dei circa trenta ascoltatori, le notizie biografiche e anagrafiche dei defunti, citati e scelti tra i più celebri e popolari. 
     La bella e interessante mattinata si conclude con generale soddisfazione, e saranno le 13 quando raggiungiamo il punto di inizio del tratto di acquedotto dell’impressionante Ponte Sifone Veilino, che precipita a valle con una pendenza di almeno il 25%, per poi risalire simmetricamente sul versante opposto, con una campata di circa 350 m. 
      Prima di incamminarci, finalmente facciamo pranzo. Mentre ci godiamo il leggiadro svolazzare dei pappagallini che allegramente stanno popolando le campagne del genovese, passa inosservata ai più, la mancanza del digestivo in bottiglia della Annamaria, e quello spray della Natalia. Cosa che io giudico grave, considerando il fatto che il bar più vicino è a mezz’ora di strada… Nel frattempo Rinaldo ci documenta con notizie tecniche e storiche circa l’acquedotto, giusto in tempo, prima che Luca si addormenti su una panchina, vinto dalle fatiche del suo stomaco mai sazio. Azzurra lo osserva sconcertata, ma, tant’è… Si parte, e tra l’andata ed il ritorno, ci “cucchiamo” più di ottocento gradini del ponte-sifone: che travaggiu, figioeu!
      
Il sottoscritto, che li ha contati tutti, sbuffa e mugugna, ma non demorde. Per smaltire l’acido lattico sarà necessario percorrere altri due km in senso inverso, fino a Preli, dove troviamo finalmente un bar, quello della Società Operaia: facciamo a gomitate per svuotargli il frigo degli ultimi gelati rimasti. 

      Tornando alle auto, la Natalia si fa una scorta personale di erbe aromatiche che debordano dagli orti adiacenti il percorso, mentre la Flora, sempre molto richiesta (beata lei), pensa già con impazienza a mercoledì prossimo, quando sarà invitata da nostri amici, ad una polentata alla “casetta” di Mallare. 
     E per non essere da meno, Rinaldo propone, in data da destinarsi, una castagnata al Teccio Tersè. Bene il ritorno a casa, verso le 18,30, asciutti e contenti.

Paolo