lunedì 22 settembre 2014

S,GIACOMO DI ENTRAQUE - LAGO DEL VEJ DEL BOUC - DOMENICA 31 AGOSTO 2014



Siamo in sedici: Annamaria, Rinaldo, Federica, Patrizia, la sua amica ,  Germana, Angelo, Laura, Flora, Guglielmo coi due nipoti: Nicolò e Gianluigi; Giovanni, Simona, Tiziana e Lutz con Linus. 
Partiamo in orario e ci dirigiamo a San Giacomo di Entracque dove parcheggiamo le auto in vicinanza del campeggio. Traversato il fiume si segue la strada alfaltata che si trasforma poi in una strada sterrata che ci porta fino al Gias sottano del Vej del Bouc.

 Qui la sterrata termina. Lasciamo sulla destra la mulattiera per il Rifugio Federici Marchesini al Pagarì e il Bivacco Moncalieri e  imbocchiamo a sinistra la mulattiera che sale gradatamente a tornanti il fianco del vallone, entrando anche all’interno di un bel boschetto di faggi, e raggiungiamo l’imbocco del Vallone del Vej del Bouc. 
Proseguiamo sul sentiero in direzione SE, si supera un rio e si riprende la lunghissima serie di ampi tornanti che rimontano il costone erboso.

Lungo la salita ricarichiamo le energie mangiando bellissimi mirtilli che ci colorano di blu le mani e le lingue come quelle dei cani chow-chow. 
Un lungo traverso in salita ci porta nei pressi dell’emissario del Lago del Vej del Bouc dove si incontra un bivio: diritti si prosegue per il Colle del Vej del Bouc e il passo di Monte Carboné, a destra si va verso il lago. 

Imbocchiamo quest’ultima direzione e scendiamo ad attraversare l’emissario del lago, oltre il quale riappare la vecchia mulattiera che in pochi minuti ci porta al Lago del Vej del Bouc. 
Ci fermiamo sulle sponde del lago a rinfrescarci, a pranzare e a goderci lo splendido scenario del luogo. 
Nella vicinanza del lago si trova un casotto del Parco Alpi Marittime e, più avanti, un laghetto quasi completamente coperto di vegetazione dove Rinaldo cerca piante e fiori particolari. 
Interessanti le rocce levigate dai ghiacciai sui quali, secondo le indicazioni della cartina, si trovano incisioni rupestri. Il ritorno avviene sullo stesso percorso.

Tiziana e Lutz

domenica 21 settembre 2014

PUNTA MALADECIA M. 2.745 - DOMENICA 14 SETTEMBRE 2014



Alle 06.00 sono presenti Annamaria, Germana, Marina, Domenico, Mario ed io. Partiamo alle 06.15, puntuali come le FFSS svizzere. E' la prima volta!! 

Solita sosta a Demonte ed arrivo al PP, pratone a quota 2030 ca, verso il Colle della Lombarda. Sono le 09.00. Il cielo è sereno. Si prospetta una giornata gradevole. Ci incamminiamo lungo la sterrata che si perde nel prato. Prendiamo a destra e dopo breve salita in mezzo ai larici, raggiungiamo, a quota 2070 ca., una bella conca erbosa con un laghetto dove sostiamo per goderne la pace e scattare alcune foto. 
Quindi, aggirato il laghetto sulla sinistra, scendendo di poco, raggiungiamo il fondo di una valletta con un ruscelletto. A poca distanza, verso valle avvistiamo un altro laghetto degradato a pozza. Risaliamo il lato opposto della valletta tra massi e sfasciume fino a raggiungere un ben evidente canalone detritico. Iniziamo la dura salita prima su un tratto erboso e poi per ripidi detriti. 
Dopo un ancor più ripido tratto erboso, raggiungiamo il colletto a ca.2400 mt.. Con alcuni spunti ginnici, anziché andare verso un citatissimo  punto di riferimento (pino isolato su un dosso), ci alziamo leggermente di quota sulla destra, per superare un costone roccioso e poi, scendendo, raggiungere il sentiero che porta alla base del canale sud-ovest della Maladecia. 
Iniziamo la salita del duro canalone seguendo tracce e alcuni ometti. Superiamo un grande masso alla sua sinistra, sotto magnifici ed arditi pinnacoli, seguiamo anche radi segni blu che poi abbandoniamo, ritornando verso il centro del vallone.  Raggiungiamo il colle (2700 mt.ca), dopo aver superato l'ultimo canalino di detriti.  Dal colletto, prendiamo a sinistra; tra facili roccette e pendii erbosi, seguiamo una traccia che con ripidi tornantini ci porta alla agognata Croce di vetta con Madonnina dagli occhi azzurri (2745 mt.). 
Sono le 13.23 siamo un pò stanchi ma la felicità è tanta. Strette di mano, abbracci e baci. Complimenti a tutti: in particolare a Marina che con qualche sofferenza, più psicologica che fisica, grazie all'ausilio dell'amico Mario, ha superato tutti gli ostacoli. Intorno a noi il PANORAMA!! Grandioso con le varie cime che cerchiamo di individuare sulla cartina anche se grossolanamente (a casa potremo meglio posizionarle) quelle più importanti: Matto, Agentera, Malinvern, Corborant, Ischiator ed il Tenibres. 
Sotto di noi il selvaggio vallone della Maladecia e, dal lato opposto il vallone di Sant'Anna con l'omonimo Santuario. Dopo aver inebriato lo spirito pensiamo che sia il caso di inebriare anche il fisico: si mangia!! Finito il pranzo Domenico viene invitato da Annamaria a scrivere un pensiero sul libro di vetta. Chiediamo che ce lo legga. Lo riporto: "Chi va in alto vede lontano e chi va lontano continua a sognare". Applausi. Lui, Domenico, si giustifica dicendo che il pensiero non è suo ma l'aveva letto da qualche parte. Verità o modestia? Sono le 14.30 scattiamo le ultime foto. 
 Inizia una scherzosa diatriba tra Mario e Annamaria per un pezzo di cioccolato. Durerà fino a valle. Alle 14.45 si parte. Scendiamo il lungo canalone con attenzione per noi ed i compagni. Mario fa sempre da accompagnatore di Marina dandole assitenza e conforto nei punti critici. Prima della fine del canalone, dobbiamo passare uno spuntone roccioso. Passo io, quindi Annamaria e poi Domenico. 
A questo punto un masso si stacca colpendo Annamaria ad un braccio ed ad un polpaccio. Attimi di suspence per noi e di dolore per Annamaria. La botta è stata forte ma non ha creato gravi danni: escoriazioni al braccio e un bell'ematoma al polpaccio. Un pò di spray e via. 
Arriviamo finalmente alla fine del canalone e prendiamo, questa volta, come riferimento, il pino solitario superandolo sulla sinistra. Si decide di fare un'altra via per evitare l'ultimo canalone detritico. 
Ci portiamo su un dosso con un grande ometto per scendere un'altro ripidissimo canale erboso che ci porterà alla pozza che avevamo visto all'andata. Andatura lentissima. Annamaria sembra camminare sulle uova: gli scarponi, adatti su roccia, sull'erba non mordono. 
Scivoloni quà e là. Non solo suoi. Marina, sembra rassegnata: non si lamenta più. Si scende, fino ad una strozzatura che immette in una parte meno ripida ma formata da pietrame instabile. Nel frattempo si è alzata una nebbia bassa che ci toglie i punti di riferimento. Finalmente arriviamo alla pozza e, con qualche variazione di percorso, raggiungiamo la statale mancando il prato, dove avevamo posteggiato le auto, di un 500 mt.. Risaliamo la statale. Ecco le auto. Sono le 19.00. Ci cambiamo, commentiamo l'escursione.Sembrano tutti soddisfatti. Si parte con nebbia sino a Vinadio.                                                      

Giorgio