Alle 06.00 sono presenti Annamaria, Germana, Marina, Domenico, Mario ed
io. Partiamo alle 06.15, puntuali come le FFSS svizzere. E' la prima volta!!
Solita sosta a Demonte ed arrivo al PP, pratone a
quota 2030 ca, verso il Colle della Lombarda. Sono le 09.00. Il cielo è sereno.
Si prospetta una giornata gradevole. Ci incamminiamo lungo la sterrata che si
perde nel prato. Prendiamo a destra e dopo breve salita in mezzo ai larici,
raggiungiamo, a quota 2070 ca., una bella conca erbosa con un laghetto dove
sostiamo per goderne la pace e scattare alcune foto.
Quindi, aggirato il
laghetto sulla sinistra, scendendo di poco, raggiungiamo il fondo di una
valletta con un ruscelletto. A poca distanza, verso valle avvistiamo un altro
laghetto degradato a pozza. Risaliamo il lato opposto della valletta tra massi
e sfasciume fino a raggiungere un ben evidente canalone detritico. Iniziamo la
dura salita prima su un tratto erboso e poi per ripidi detriti.
Dopo un ancor
più ripido tratto erboso, raggiungiamo il colletto a ca.2400 mt.. Con alcuni
spunti ginnici, anziché andare verso un citatissimo punto di riferimento (pino isolato su un
dosso), ci alziamo leggermente di quota sulla destra, per superare un costone
roccioso e poi, scendendo, raggiungere il sentiero che porta alla base del
canale sud-ovest della Maladecia.
Iniziamo la salita del duro canalone seguendo
tracce e alcuni ometti. Superiamo un grande masso alla sua sinistra, sotto
magnifici ed arditi pinnacoli, seguiamo anche radi segni blu che poi
abbandoniamo, ritornando verso il centro del vallone. Raggiungiamo il colle (2700 mt.ca), dopo aver
superato l'ultimo canalino di detriti.
Dal colletto, prendiamo a sinistra; tra facili roccette e pendii erbosi,
seguiamo una traccia che con ripidi tornantini ci porta alla agognata Croce di
vetta con Madonnina dagli occhi azzurri (2745 mt.).
Sono le 13.23 siamo un pò
stanchi ma la felicità è tanta. Strette di mano, abbracci e baci. Complimenti a
tutti: in particolare a Marina che con qualche sofferenza, più psicologica che
fisica, grazie all'ausilio dell'amico Mario, ha superato tutti gli ostacoli. Intorno
a noi il PANORAMA!! Grandioso con le varie cime che cerchiamo di individuare
sulla cartina anche se grossolanamente (a casa potremo meglio posizionarle)
quelle più importanti: Matto, Agentera, Malinvern, Corborant, Ischiator ed il
Tenibres.
Sotto di noi il selvaggio vallone della Maladecia e, dal lato opposto
il vallone di Sant'Anna con l'omonimo Santuario. Dopo aver inebriato lo spirito
pensiamo che sia il caso di inebriare anche il fisico: si mangia!! Finito il
pranzo Domenico viene invitato da Annamaria a scrivere un pensiero sul libro di
vetta. Chiediamo che ce lo legga. Lo riporto: "Chi va in alto vede lontano
e chi va lontano continua a sognare". Applausi. Lui, Domenico, si
giustifica dicendo che il pensiero non è suo ma l'aveva letto da qualche parte.
Verità o modestia? Sono le 14.30 scattiamo le ultime foto.
Inizia una scherzosa
diatriba tra Mario e Annamaria per un pezzo di cioccolato. Durerà fino a valle.
Alle 14.45 si parte. Scendiamo il lungo canalone con attenzione per noi ed i
compagni. Mario fa sempre da accompagnatore di Marina dandole assitenza e
conforto nei punti critici. Prima della fine del canalone, dobbiamo passare uno
spuntone roccioso. Passo io, quindi Annamaria e poi Domenico.
A questo punto un
masso si stacca colpendo Annamaria ad un braccio ed ad un polpaccio. Attimi di
suspence per noi e di dolore per Annamaria. La botta è stata forte ma non ha
creato gravi danni: escoriazioni al braccio e un bell'ematoma al polpaccio. Un
pò di spray e via.
Arriviamo finalmente alla fine del canalone e prendiamo,
questa volta, come riferimento, il pino solitario superandolo sulla sinistra.
Si decide di fare un'altra via per evitare l'ultimo canalone detritico.
Ci
portiamo su un dosso con un grande ometto per scendere un'altro ripidissimo
canale erboso che ci porterà alla pozza che avevamo visto all'andata. Andatura
lentissima. Annamaria sembra camminare sulle uova: gli scarponi, adatti su
roccia, sull'erba non mordono.
Scivoloni quà e là. Non solo suoi. Marina,
sembra rassegnata: non si lamenta più. Si scende, fino ad una strozzatura che
immette in una parte meno ripida ma formata da pietrame instabile. Nel
frattempo si è alzata una nebbia bassa che ci toglie i punti di riferimento.
Finalmente arriviamo alla pozza e, con qualche variazione di percorso,
raggiungiamo la statale mancando il prato, dove avevamo posteggiato le auto, di
un 500 mt.. Risaliamo la statale. Ecco le auto. Sono le 19.00. Ci cambiamo,
commentiamo l'escursione.Sembrano tutti soddisfatti. Si parte con nebbia sino
a Vinadio.
Giorgio