martedì 23 dicembre 2014

CENA SOCIALE DEL 28 NOVEMBRE 2014

Venerdì 28  Novembre 2014







festeggeremo la fine della nostra stagione escursionistica con la

                     Cena Sociale

per stare ancora una volta tutti insieme !!!!!!!!!




sabato 8 novembre 2014

ANELLO DI PRATO NEVOSO - CIMA ARTESINERA - DOMENICA 26 OTTOBRE 2014



Gerry talmente puntuale da essere in anticipo giunge con Annamaria, Anna e Loredana a Pratonevoso presso il borgo stalle lunghe.
Partiamo direttamente a piedi costeggiando la strada asfaltata che porta al rifugio verde constatando con piacere che il clima non è troppo rigido e che la nuvolaglia presente e’ inconsistente con ampi spazi di sereno che la circondano.

Giunti alla partenza della seggiovia a 6 posti, presso il verde, proseguiamo sulla sterrata per prendere subito a sinistra e salire lungo la pista da sci su uno strappo che ci fa udire i primi fiatoni. 

Sul versante opposto, alla nostra destra, un gruppo di cacciatori voceggia e non capiamo se diamo loro fastidio oppure, a nostra insaputa, svolgiamo il prezioso compito di cani da caccia aggiuntivi con la speranza che disturbando le prede esse si dirigano verso di loro. sta di fatto che nessuna fucilata e’ stata esplosa.

Raggiunta la rotabile sterrata che porta alla balma ci spostiamo  più ad est ed iniziamo a salire una traccia di sentiero segnalata, si fa per dire, con uno sbiaditissimo segno bianco giallo. La salita è ripida tra erba ormai prostrata dalla stagione e qualche masso fino a giungere sul limitare della cresta ove, improvvisamente, compare il primo degli inaspettati panorami strapiombanti verso il Malpasso, la Val Corsaglia e di fronte il Monte Fantino.

Annamaria presa da euforia fotografica, clicca a destra e a manca, un larice bonsai cresciuto non si sa come, praticamente nel vuoto, diventa il soggetto preferito.


Si continua sulla cresta con continue vedute strapiombanti verso gli inghiottitoi e le doline sottostanti. 
Anna ci allieta con una lettura tipo fiaba con infante da addormentare del primo pannello informativo che tratta e spiega il carsismo unico e i fenomeni collegati della zona anche grazie alle precipitazioni veramente consistenti che colpiscono questi luoghi.

Giungiamo sulla cima Artesinera. il cielo si e’ rasserenato ma tira una tramontanina a quasi 2000 metri di quota piuttosto freschetta. Scendiamo di qualche metro e troviamo un posto riparato super panoramico sul Malpasso. 
Le brume autunnali salgono fino a circa 1800 metri di quota, mentre più in alto le cime sono nitide nell’ aria tersa e limpida della tramontana sovrastante. il contrasto unito ai colori autunnali e’ veramente notevole, tanto che il nostro pensiero va alla siepe oscurante lo sguardo del più felino…dei nostri poeti. ma oltre a qualche gerundio, nessun infinito prende corpo.
Riprendiamo il cammino sotto il sole ed il cielo terso in alto e brumoso in basso, con le cime del Mondole’, Seirasso, cima della Brignola, Mongioie di fronte a noi. 

Raggiungiamo, dopo l’ultimo pannello informativo, il rifugio la balma, chiuso e facciamo una sosta sole. occupiamo le panchine, io mi sdraio sullo scivolo dei bimbi a mo’ di sdraio.
Al momento della partenza Annamaria non trova più gli occhiali da sole. attimi di panico ma poi il lieto fine.  Sosta veloce al rifugio merlo degli alpini ove un inquietante tappeto di mosche, tafani, vespe e altri insetti defunti ricopre il pavimento all’ interno della veranda. scendiamo lungo la sterrata, incrociamo il bivio sciistico per Artesina e raggiungiamo nuovamente il verde. 

Scegliamo di continuare sull’ asfalto anche perché’ Loredana deve proseguire come cantavano i cugini di campagna, per dolore podale causa scarponi, che molti, compreso il sottoscritto, purtroppo conoscono. Fortunatamente non incontriamo nessun vetro e nessun chiodo, ma in compenso un nebbione da nuvole basse ci avvolge con la sua fredda umidità.
Un caldo caffè nel mio piccolo monolocale molto gradito anche per i dettagli dell’arredo agli ospiti (che ringrazio) e poi il ritorno a Savona.
Un salutone e alla prossima,
                                                                                                                                                        piero

mercoledì 8 ottobre 2014

LAGHI E CASCATE DEL RIO BARACCA - 5 OTTOBRE 2014




   Alle 6,30 un SMS di Tiziana mi informa che a Stella S. Giustina sta piovendo. Guardo fuori: niente, ma  in  terra  c’è  bagnato.  Chiedo  il parere della  Annamaria,  oggi  co-accompagnatrice:  si  dice ottimista  e  mi consiglia  di  decidere  sul  da  farsi  strada  facendo.   Perciò  partiamo, ma  siamo soltanto  in  cinque (sigh!), Annamaria, Rinaldo, Elsa, Italo ed io, più la Tiziana che raccoglieremo a S. Giustina, dove oramai non piove più.  Idem a Sassello, dove sostiamo per un caffè.
                       Ci aspettano almeno 200 curve prima di Ferriere,  dove però la nostra ostinazione  è  premiata  da una bella giornata di tiepido sole,che si manterrà tale per tutto il giorno.  
                                                   
Si parcheggia in “Piazza delle chiacchiere”,
 un modesto slargo dopo le ultime case del borgo, così definita da un abitante buontempone. Probabilmente  è  la  stessa  persona  che  di  buonora  sta accudendo il suo orto,  e  che  cordialmente  ci  fa partecipi di tutto il suo piacere del vivere in una simile oasi di pace.
Una stradina tra gli alberi, ci porta in  trecento m.  al punto dove il  Rio Baracca  confluisce nel  Rio Carpescio.   Entrambe le acque proseguiranno fino al torrente Orba.  
                                                      
Primo guado in acque basse e calme,  per  raggiungere  il  lago  della  Chiusa,  attraverso  un  tratto pianeggiante di bosco di ontani. A pochi passi da Rinaldo, un capriolo, sorpreso nel sonno, salta su rumorosamente dal suo giaciglio e sparisce in quattro salti. Una bellissima visione.      
                   Lasciato  il  lago,  per  la  verità  un  po’  basso  di  livello,  ci  portiamo  sul  sentiero che risale il  Rio Baracca. 
Si incontra subito un lago più ampio,  e  poco  dopo  un  altro  più profondo e circoscritto, con cascatella,  dove  l’acquedotto  locale  pesca  nelle  sue  acque  purissime.   Qui i primi scatti di Rinaldo e Annamaria, per catturare le suggestioni di un tratto selvaggio del rio,  che  risaliamo  per una cinquantina di metri, affascinati dal suo tormentoso sviluppo, tra grandi massi e gole.           
Tornati sul sentiero,  ci alziamo in breve di un centinaio di metri,  per poi scendere ancora e risalire più di una volta.  Il bosco di castagni, faggi, carpini, ontani e frassini è bellissimo nella sua originaria integrità.  Ombreggiato, silenzioso, quasi immobile e verde di muschio,  assume  a  tratti  l’aspetto misterioso  e  incantato  delle  fiabe.      
Incuriositi  dalla  visione  dall’alto  di  una  serie  di  laghetti concatenati da cascatelle,  vi  scendiamo  con  un  percorso segnalato da bolli blu, forse riservato a escursionisti paracadutisti, tanto è scosceso e scomodo.   
Il rio  è spettacolare: mi fa rimpiangere di non  averlo  scoperto  almeno vent’anni  prima,  per  poterlo  risalire  tutto  in  una avventurosa e avvincente performance di canyoning faida-te.                                                                                        
 Ancora mezz’oretta di sentiero ed un po’ di ginnastica per l’ultimo guado tra gli enormi massi  che nascondono il “Lago Dra Caicia”, espressione locale per indicare “Lago della Cascata”.             
Splash! Italo è a gambe all’aria in una pozza d’acqua bassa e tranquilla.  Possiamo  prendercela  in ridere, visto che tutto si è risolto con un bel bagno!
                                                                                                                                                                                                                           La Sollecita e amorevole Elsa, se lo porta dietro ad un cespuglio per asciugarlo e cambiarlo. L’operazione si rivela sospettosamente lunga…. ma si sa, quei due sono perdutamente innamorati! Il lago è ampio  una ventina di metri circa,  circondato da una spiaggetta  
e  chiuso a  monte da una nera parete rocciosa alta almeno 15 metri,  spaccata  da  una fenditura e sormontata da un grande masso, al di sotto del quale prorompe la potente cascata.   
Crediamo tutti fermamente che questo sia il lago più bello di tutto l’Appennino Ligure.
Le macchine fotografiche hanno un gran lavoro da fare, e Rinaldo scatta a mitraglia.                        
Poi, il raptus: ad un certo momento prende su per il bosco, per riapparire dieci minuti dopo diritto in piedi sul masso in cima alla cascata.   Nel gesto, da applauso,  ricorda  molto il  Tarzan di Johnny Weissmuller, ma fisicamente, per rendere meglio l’idea, ci vorrebbe… una controfigura!                 
 Passiamo  un’oretta in allegria,  assieme a tre amici di Italo, giunti da Acqui T.    
Dopo il pranzo
ci si diverte a far saltare i sassi sull’acqua ed a gettar pane ai pesciolini. Per un momento siamo tornati ragazzi:  è senz’altro merito di questo posticino, speciale ed unico.                                              
 Ritorniamo alle auto, stavolta senza affanno e  senza danni.  Mentre  ci  si  rinfresca,   raccogliamo tutt’intorno delle noci, cadute dagli alberi al ciglio della strada.                                                                   
Alle 15,30 siamo alla Badia di Tiglieto. Attendiamo l’orario d’apertura godendoci il sole caldo tra  i cespugli di lavanda della bellissima conca che ospita l’abbazia.  Dalle  colline  intorno  giungono gli echi  di  schioppettate.   La  Tiziana  si  rianima  e  telefona  al  suo  Lutz, che oggi è a caccia: la sua squadra ha abbattuto tre cinghiali. Una bella giornata anche per lui.                                                         
Alle 16, un arzillo signore sui settanta apre i battenti, e in breve, ma dottamente ci fa la cronistoria dell’Ordine Benedettino,  della Badia, dell’annesso convento con Sala del Capitolo.  Per  finire, non rinuncia  ad  aggiornarci  sulle  recenti  e  poco  edificanti  vicende che hanno indotto  il Vaticano a commissariare  la  gestione  del  sacro  complesso,  e ad allontanare il priore e i fraticelli. Sic transit gloria mundi…. Rimane però in convento, unica superstite  a  rappresentare il Clero,  Suor Rossella, che vive  un  periodo di  penitenza,  tra preghiere e  lavoro,  preparando con maestria  marmellate, sciroppi e piccoli manufatti per i visitatori.                                                                                                                   Usciamo accolti dal tepore di un lungo e dolce crepuscolo, che  chiude  nel  modo  migliore  questa piacevolissima giornata.  La strada del ritorno ci sembra persino più corta.
                                                                                                                                               Paolo

lunedì 22 settembre 2014

S,GIACOMO DI ENTRAQUE - LAGO DEL VEJ DEL BOUC - DOMENICA 31 AGOSTO 2014



Siamo in sedici: Annamaria, Rinaldo, Federica, Patrizia, la sua amica ,  Germana, Angelo, Laura, Flora, Guglielmo coi due nipoti: Nicolò e Gianluigi; Giovanni, Simona, Tiziana e Lutz con Linus. 
Partiamo in orario e ci dirigiamo a San Giacomo di Entracque dove parcheggiamo le auto in vicinanza del campeggio. Traversato il fiume si segue la strada alfaltata che si trasforma poi in una strada sterrata che ci porta fino al Gias sottano del Vej del Bouc.

 Qui la sterrata termina. Lasciamo sulla destra la mulattiera per il Rifugio Federici Marchesini al Pagarì e il Bivacco Moncalieri e  imbocchiamo a sinistra la mulattiera che sale gradatamente a tornanti il fianco del vallone, entrando anche all’interno di un bel boschetto di faggi, e raggiungiamo l’imbocco del Vallone del Vej del Bouc. 
Proseguiamo sul sentiero in direzione SE, si supera un rio e si riprende la lunghissima serie di ampi tornanti che rimontano il costone erboso.

Lungo la salita ricarichiamo le energie mangiando bellissimi mirtilli che ci colorano di blu le mani e le lingue come quelle dei cani chow-chow. 
Un lungo traverso in salita ci porta nei pressi dell’emissario del Lago del Vej del Bouc dove si incontra un bivio: diritti si prosegue per il Colle del Vej del Bouc e il passo di Monte Carboné, a destra si va verso il lago. 

Imbocchiamo quest’ultima direzione e scendiamo ad attraversare l’emissario del lago, oltre il quale riappare la vecchia mulattiera che in pochi minuti ci porta al Lago del Vej del Bouc. 
Ci fermiamo sulle sponde del lago a rinfrescarci, a pranzare e a goderci lo splendido scenario del luogo. 
Nella vicinanza del lago si trova un casotto del Parco Alpi Marittime e, più avanti, un laghetto quasi completamente coperto di vegetazione dove Rinaldo cerca piante e fiori particolari. 
Interessanti le rocce levigate dai ghiacciai sui quali, secondo le indicazioni della cartina, si trovano incisioni rupestri. Il ritorno avviene sullo stesso percorso.

Tiziana e Lutz