mercoledì 8 ottobre 2014

LAGHI E CASCATE DEL RIO BARACCA - 5 OTTOBRE 2014




   Alle 6,30 un SMS di Tiziana mi informa che a Stella S. Giustina sta piovendo. Guardo fuori: niente, ma  in  terra  c’è  bagnato.  Chiedo  il parere della  Annamaria,  oggi  co-accompagnatrice:  si  dice ottimista  e  mi consiglia  di  decidere  sul  da  farsi  strada  facendo.   Perciò  partiamo, ma  siamo soltanto  in  cinque (sigh!), Annamaria, Rinaldo, Elsa, Italo ed io, più la Tiziana che raccoglieremo a S. Giustina, dove oramai non piove più.  Idem a Sassello, dove sostiamo per un caffè.
                       Ci aspettano almeno 200 curve prima di Ferriere,  dove però la nostra ostinazione  è  premiata  da una bella giornata di tiepido sole,che si manterrà tale per tutto il giorno.  
                                                   
Si parcheggia in “Piazza delle chiacchiere”,
 un modesto slargo dopo le ultime case del borgo, così definita da un abitante buontempone. Probabilmente  è  la  stessa  persona  che  di  buonora  sta accudendo il suo orto,  e  che  cordialmente  ci  fa partecipi di tutto il suo piacere del vivere in una simile oasi di pace.
Una stradina tra gli alberi, ci porta in  trecento m.  al punto dove il  Rio Baracca  confluisce nel  Rio Carpescio.   Entrambe le acque proseguiranno fino al torrente Orba.  
                                                      
Primo guado in acque basse e calme,  per  raggiungere  il  lago  della  Chiusa,  attraverso  un  tratto pianeggiante di bosco di ontani. A pochi passi da Rinaldo, un capriolo, sorpreso nel sonno, salta su rumorosamente dal suo giaciglio e sparisce in quattro salti. Una bellissima visione.      
                   Lasciato  il  lago,  per  la  verità  un  po’  basso  di  livello,  ci  portiamo  sul  sentiero che risale il  Rio Baracca. 
Si incontra subito un lago più ampio,  e  poco  dopo  un  altro  più profondo e circoscritto, con cascatella,  dove  l’acquedotto  locale  pesca  nelle  sue  acque  purissime.   Qui i primi scatti di Rinaldo e Annamaria, per catturare le suggestioni di un tratto selvaggio del rio,  che  risaliamo  per una cinquantina di metri, affascinati dal suo tormentoso sviluppo, tra grandi massi e gole.           
Tornati sul sentiero,  ci alziamo in breve di un centinaio di metri,  per poi scendere ancora e risalire più di una volta.  Il bosco di castagni, faggi, carpini, ontani e frassini è bellissimo nella sua originaria integrità.  Ombreggiato, silenzioso, quasi immobile e verde di muschio,  assume  a  tratti  l’aspetto misterioso  e  incantato  delle  fiabe.      
Incuriositi  dalla  visione  dall’alto  di  una  serie  di  laghetti concatenati da cascatelle,  vi  scendiamo  con  un  percorso segnalato da bolli blu, forse riservato a escursionisti paracadutisti, tanto è scosceso e scomodo.   
Il rio  è spettacolare: mi fa rimpiangere di non  averlo  scoperto  almeno vent’anni  prima,  per  poterlo  risalire  tutto  in  una avventurosa e avvincente performance di canyoning faida-te.                                                                                        
 Ancora mezz’oretta di sentiero ed un po’ di ginnastica per l’ultimo guado tra gli enormi massi  che nascondono il “Lago Dra Caicia”, espressione locale per indicare “Lago della Cascata”.             
Splash! Italo è a gambe all’aria in una pozza d’acqua bassa e tranquilla.  Possiamo  prendercela  in ridere, visto che tutto si è risolto con un bel bagno!
                                                                                                                                                                                                                           La Sollecita e amorevole Elsa, se lo porta dietro ad un cespuglio per asciugarlo e cambiarlo. L’operazione si rivela sospettosamente lunga…. ma si sa, quei due sono perdutamente innamorati! Il lago è ampio  una ventina di metri circa,  circondato da una spiaggetta  
e  chiuso a  monte da una nera parete rocciosa alta almeno 15 metri,  spaccata  da  una fenditura e sormontata da un grande masso, al di sotto del quale prorompe la potente cascata.   
Crediamo tutti fermamente che questo sia il lago più bello di tutto l’Appennino Ligure.
Le macchine fotografiche hanno un gran lavoro da fare, e Rinaldo scatta a mitraglia.                        
Poi, il raptus: ad un certo momento prende su per il bosco, per riapparire dieci minuti dopo diritto in piedi sul masso in cima alla cascata.   Nel gesto, da applauso,  ricorda  molto il  Tarzan di Johnny Weissmuller, ma fisicamente, per rendere meglio l’idea, ci vorrebbe… una controfigura!                 
 Passiamo  un’oretta in allegria,  assieme a tre amici di Italo, giunti da Acqui T.    
Dopo il pranzo
ci si diverte a far saltare i sassi sull’acqua ed a gettar pane ai pesciolini. Per un momento siamo tornati ragazzi:  è senz’altro merito di questo posticino, speciale ed unico.                                              
 Ritorniamo alle auto, stavolta senza affanno e  senza danni.  Mentre  ci  si  rinfresca,   raccogliamo tutt’intorno delle noci, cadute dagli alberi al ciglio della strada.                                                                   
Alle 15,30 siamo alla Badia di Tiglieto. Attendiamo l’orario d’apertura godendoci il sole caldo tra  i cespugli di lavanda della bellissima conca che ospita l’abbazia.  Dalle  colline  intorno  giungono gli echi  di  schioppettate.   La  Tiziana  si  rianima  e  telefona  al  suo  Lutz, che oggi è a caccia: la sua squadra ha abbattuto tre cinghiali. Una bella giornata anche per lui.                                                         
Alle 16, un arzillo signore sui settanta apre i battenti, e in breve, ma dottamente ci fa la cronistoria dell’Ordine Benedettino,  della Badia, dell’annesso convento con Sala del Capitolo.  Per  finire, non rinuncia  ad  aggiornarci  sulle  recenti  e  poco  edificanti  vicende che hanno indotto  il Vaticano a commissariare  la  gestione  del  sacro  complesso,  e ad allontanare il priore e i fraticelli. Sic transit gloria mundi…. Rimane però in convento, unica superstite  a  rappresentare il Clero,  Suor Rossella, che vive  un  periodo di  penitenza,  tra preghiere e  lavoro,  preparando con maestria  marmellate, sciroppi e piccoli manufatti per i visitatori.                                                                                                                   Usciamo accolti dal tepore di un lungo e dolce crepuscolo, che  chiude  nel  modo  migliore  questa piacevolissima giornata.  La strada del ritorno ci sembra persino più corta.
                                                                                                                                               Paolo

Nessun commento:

Posta un commento

Ogni commento verrà vagliato e moderato prima della sua pubblicazione.

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.