Alle 6,30 un SMS di Tiziana mi informa che a Stella S. Giustina sta
piovendo. Guardo fuori: niente, ma in terra c’è bagnato. Chiedo il parere della Annamaria, oggi co-accompagnatrice:
si dice ottimista e mi consiglia di decidere sul da farsi strada facendo. Perciò partiamo, ma siamo soltanto in cinque (sigh!), Annamaria, Rinaldo, Elsa,
Italo ed io, più la Tiziana che raccoglieremo a S. Giustina, dove oramai non
piove più. Idem a Sassello, dove
sostiamo per un caffè.
Ci aspettano almeno
200 curve prima di Ferriere, dove però
la nostra ostinazione è premiata da una bella giornata di tiepido sole,che si
manterrà tale per tutto il giorno.
Si parcheggia in “Piazza delle chiacchiere”,
un modesto slargo dopo le ultime case del borgo, così definita da un abitante buontempone. Probabilmente è la stessa persona che di buonora sta accudendo il suo orto, e che cordialmente ci fa partecipi di tutto il suo piacere del vivere in una simile oasi di pace.
un modesto slargo dopo le ultime case del borgo, così definita da un abitante buontempone. Probabilmente è la stessa persona che di buonora sta accudendo il suo orto, e che cordialmente ci fa partecipi di tutto il suo piacere del vivere in una simile oasi di pace.
Una stradina tra gli alberi, ci porta in trecento m. al punto dove il Rio Baracca confluisce nel Rio Carpescio.
Entrambe le acque proseguiranno
fino al torrente Orba.
Primo
guado in acque basse e calme, per raggiungere il lago
della Chiusa, attraverso un tratto pianeggiante di bosco di ontani. A
pochi passi da Rinaldo, un capriolo, sorpreso nel sonno, salta su rumorosamente
dal suo giaciglio e sparisce in quattro salti. Una bellissima visione.
Lasciato il lago, per la verità un po’ basso di livello, ci portiamo sul sentiero che risale il Rio Baracca.
Lasciato il lago, per la verità un po’ basso di livello, ci portiamo sul sentiero che risale il Rio Baracca.
Si
incontra subito un lago più ampio, e poco dopo un
altro più profondo e circoscritto, con cascatella, dove l’acquedotto
locale pesca nelle sue
acque purissime. Qui i
primi scatti di Rinaldo e Annamaria, per catturare le suggestioni di un tratto
selvaggio del rio, che risaliamo per una cinquantina di metri, affascinati dal
suo tormentoso sviluppo, tra grandi massi e gole.
Tornati
sul sentiero, ci alziamo in breve di un
centinaio di metri, per poi scendere
ancora e risalire più di una volta. Il
bosco di castagni, faggi, carpini, ontani e frassini è bellissimo nella sua
originaria integrità. Ombreggiato,
silenzioso, quasi immobile e verde di muschio, assume a tratti l’aspetto misterioso e incantato delle fiabe.
Incuriositi
dalla
visione dall’alto di una serie di laghetti concatenati da cascatelle, vi scendiamo con un percorso segnalato da bolli blu, forse
riservato a escursionisti paracadutisti, tanto è scosceso e scomodo.
Il rio è spettacolare: mi fa rimpiangere di non averlo scoperto almeno vent’anni prima, per
poterlo risalire tutto in una
avventurosa e avvincente performance di canyoning faida-te.
Ancora mezz’oretta di sentiero ed un po’ di ginnastica per l’ultimo
guado tra gli enormi massi che
nascondono il “Lago Dra Caicia”, espressione locale per indicare “Lago della
Cascata”.
Splash!
Italo è a gambe all’aria in una pozza d’acqua bassa e tranquilla. Possiamo prendercela in ridere, visto che tutto si è risolto con un
bel bagno!
La Sollecita e amorevole Elsa,
se lo porta dietro ad un cespuglio per asciugarlo e cambiarlo. L’operazione si
rivela sospettosamente lunga…. ma si sa, quei due sono perdutamente innamorati!
Il lago è ampio una ventina di metri
circa, circondato da una spiaggetta
e chiuso a monte da una nera parete rocciosa alta almeno 15 metri, spaccata da una fenditura e sormontata da un grande masso, al di sotto del quale prorompe la potente cascata.
e chiuso a monte da una nera parete rocciosa alta almeno 15 metri, spaccata da una fenditura e sormontata da un grande masso, al di sotto del quale prorompe la potente cascata.
Crediamo
tutti fermamente che questo sia il lago più bello di tutto l’Appennino Ligure.
Le
macchine fotografiche hanno un gran lavoro da fare, e Rinaldo scatta a
mitraglia.
Poi,
il raptus: ad un certo momento prende su per il bosco, per riapparire dieci
minuti dopo diritto in piedi sul masso in cima alla cascata. Nel gesto,
da applauso, ricorda molto il Tarzan di Johnny Weissmuller, ma fisicamente,
per rendere meglio l’idea, ci vorrebbe… una controfigura!
Passiamo un’oretta in allegria, assieme a tre amici di Italo, giunti da Acqui
T.
Dopo il pranzo
ci si diverte a far saltare i sassi sull’acqua ed a gettar pane ai pesciolini. Per un momento siamo tornati ragazzi: è senz’altro merito di questo posticino, speciale ed unico.
ci si diverte a far saltare i sassi sull’acqua ed a gettar pane ai pesciolini. Per un momento siamo tornati ragazzi: è senz’altro merito di questo posticino, speciale ed unico.
Ritorniamo alle auto, stavolta senza
affanno e senza danni. Mentre ci si rinfresca,
raccogliamo tutt’intorno delle
noci, cadute dagli alberi al ciglio della strada.
Alle
15,30 siamo alla Badia di Tiglieto. Attendiamo l’orario d’apertura godendoci il
sole caldo tra i cespugli di lavanda
della bellissima conca che ospita l’abbazia. Dalle colline intorno giungono gli echi di schioppettate.
La Tiziana si rianima e telefona
al suo Lutz, che oggi è a caccia: la sua squadra ha abbattuto
tre cinghiali. Una bella giornata anche per lui.
Alle
16, un arzillo signore sui settanta apre i battenti, e in breve, ma dottamente
ci fa la cronistoria dell’Ordine Benedettino,
della Badia, dell’annesso convento con Sala del Capitolo. Per finire,
non rinuncia ad aggiornarci sulle recenti
e poco edificanti
vicende che hanno indotto il Vaticano a commissariare la gestione del sacro complesso, e ad allontanare il priore e i fraticelli. Sic
transit gloria mundi…. Rimane però in convento, unica superstite a rappresentare il Clero, Suor Rossella, che vive un periodo
di penitenza, tra preghiere e lavoro, preparando con maestria marmellate, sciroppi e piccoli manufatti per
i visitatori.
Usciamo accolti dal tepore di un lungo e dolce crepuscolo, che chiude nel
modo migliore questa piacevolissima giornata. La strada del ritorno ci sembra persino più
corta.
Paolo