Il treno viaggia in orario, e alle 8,35 siamo ad Alassio.
Si è pensato di fare il percorso inverso
rispetto al previsto, per guadagnare il tempo necessario per visitare i Musei
Civico e Navale di Albenga.
Dopo il caffè al Buffet della Stazione, saliamo a
piedi verso Solva per raggiungereS. Croce , da dove inizia il tratto della via
Julia Augusta che ci interessa.
Il cielo velato lascia presto il posto al sole.
Non c’è vento e come sempre si apprezza questa porzione di terra ligure, dove
abitare è veramente da privilegiati.
Dal belvedere a strapiombo sul
porticciolo, una veduta sulla Gallinara incorniciata dai rami bassi di un pino
ad ombrello, evoca quelle degli impressionisti francesi. Bellissimo.
Il percorso è descritto in
un pannello: la strada, la cui costruzione risale all’anno 12 D.C. ad opera di
Ottaviano Augusto, partiva da Piacenza e raggiungeva il mare presso Vada
Sabatia, oggi Vado Ligure, e proseguiva prevalentemente a mezza costa fino ad
Arles, nelle antiche Gallie.
Percorriamo la nostra tratta verso Albenga perdendo lentamente quota,
attraverso la tipica vegetazione rivierasca; sono abbondanti i carrubi, i
lecci, eucalipti, mimose, gli arbusti della gariga, e nei giardini delle rare
ville, anche alcuni mandorli già
fioriti.
Il primo sito importante è
la chiesa millenaria di S. Anna ai Monti, la cui luminosa pietra chiara spicca
nel verde circostante. Notiamo che gli
affreschi del pronao sono stati ricoperti da teli, in attesa di un prossimo
restauro e della rimozione delle scritte dei soliti vandali, che li hanno
deturpati.
Affrontiamo senza troppa
difficoltà un tratto franato, anziché percorrere la deviazione creata per
evitarlo, ed arriviamo alle vestigia di una piccola necropoli, il primo dei
nove siti archeologici che si incontrano lungo la strada.
Riscontriamo che sono invece di breve
estensione i tratti che conservano il selciato originale.
Un secondo sito funerario,
che conserva un colombario con nicchie per ospitare urne cinerarie, viene invece
cinicamente stimato idoneo alla sosta per il pranzo al sacco, durante il quale,
ancor più sfacciatamente, si disserta (pensa un po’) su interpretazioni
personali di pietanze della cucina tradizionale ligure…
Ripreso il cammino,
arriviamo ad una sepoltura monumentale, la cui facciata principale presenta un
rivestimento di cubetti simili al porfido, le cui diverse sfumature di colore
sono artisticamente disposte a formare decorazioni.
Sul portale protetto da una
inferriata, un bellissimo ed elegante geco nero
che si scalda al sole, ci
osserva con occhi sfavillanti, atteggiandosi a guardiano minaccioso della
tomba.
Alle porte di Albenga non
riusciamo ad individuare il “Pilone” e l’anfiteatro romano, il cui accesso
risulta precluso perché inglobato nell’area di un agriturismo.
Anche il complesso archeologico di S.
Calocero, adiacente al fiume Centa, è off limits. Presso il ponte Viveri, recuperiamo Rinaldo,
che era rimasto ad Albenga a fotografare gli uccelli dell’area faunistica della
foce del fiume.
Però perdiamo Loredana,
Augusto, Anna e Massimo, giunta per loro l’ora del rientro a Savona. Con Annamaria, Tiziana, Lutz, Italo, Rinaldo
ed il sottoscritto, si va a prendere un caffè in un bar trovato a fatica nel
centro storico, stranamente deserto e silenzioso, prima di iniziare la visita
ai Musei Civico e Navale.
Una nave
romana, vinaria, risalente addirittura al primo secolo A.C., salpata da Salerno e diretta ad un porto
francese, è stata rinvenuta su un fondale di 40 m. a circa un miglio dalla
costa di Albenga. Buona parte del suo contenuto è stato utile e sufficiente ad
allestirle una sala del bellissimo museo.
Qui rimaniamo sorpresi da quanta arte, perizia e ardimento fossero
dotati i romani che solcarono il Mare Nostrum. Tra il ricco materiale esposto,
fa bella mostra una parte della chiglia ricostruita appositamente per mostrare
con quale ingegno trovavano sicuro alloggiamento le 10.000 anfore vinarie da 26
litri ciascuna, in una nave a vela
latina di 40 m. per 10, della ragguardevole stazza di 4.500 tonnellate!
Un flash che illumina uno
dei tanti aspetti di quella stupefacente civiltà. Alle 16,16 prendiamo il treno per Savona,
dove ci imbattiamo con piacere in Renato Bonfanti, col quale poco più di un
anno fa avevamo trascorso una giornata dedicata ad una sua iniziativa, atta a
promuovere la rivalutazione storica e culturale della rete locale delle “Antiche Vie del Sale”.
La prima gita del calendario
2015 ha richiesto in verità poco impegno fisico, ma la giornata è trascorsa
molto gradevolmente e con ottimo profitto.
Bene così. Paolo