martedì 3 marzo 2015

RELAZIONE GITA: SULL’ANTICA VIA JULIA AUGUSTA, DA ALASSIO AD ALBENGA - DOMENICA 1° MARZO 2015



Il treno viaggia in orario, e alle 8,35 siamo ad Alassio.  
  
Si è pensato di fare il percorso inverso rispetto al previsto, per guadagnare il tempo necessario per visitare i Musei Civico e Navale di Albenga.  
Dopo il caffè al Buffet della Stazione, saliamo a piedi verso Solva per raggiungereS. Croce , da dove inizia il tratto della via Julia Augusta che ci interessa.
Il cielo velato lascia presto il posto al sole.

Non c’è vento e come sempre si apprezza questa porzione di terra ligure, dove abitare è veramente da privilegiati.

Dal belvedere a strapiombo sul porticciolo, una veduta sulla Gallinara incorniciata dai rami bassi di un pino ad ombrello, evoca quelle degli impressionisti francesi. Bellissimo.     
                                                
Il percorso è descritto in un pannello: la strada, la cui costruzione risale all’anno 12 D.C. ad opera di Ottaviano Augusto, partiva da Piacenza e raggiungeva il mare presso Vada Sabatia, oggi Vado Ligure, e proseguiva prevalentemente a mezza costa fino ad Arles, nelle antiche Gallie. 

Percorriamo la nostra tratta verso Albenga perdendo lentamente quota, attraverso la tipica vegetazione rivierasca; sono abbondanti i carrubi, i lecci, eucalipti, mimose, gli arbusti della gariga, e nei giardini delle rare ville, anche  alcuni mandorli già fioriti.
                                                       
Il primo sito importante è la chiesa millenaria di S. Anna ai Monti, la cui luminosa pietra chiara spicca nel verde circostante.  Notiamo che gli affreschi del pronao sono stati ricoperti da teli, in attesa di un prossimo restauro e della rimozione delle scritte dei soliti vandali, che li hanno deturpati.  

Affrontiamo senza troppa difficoltà un tratto franato, anziché percorrere la deviazione creata per evitarlo, ed arriviamo alle vestigia di una piccola necropoli, il primo dei nove siti archeologici che si incontrano lungo la strada.  

Riscontriamo che sono invece di breve estensione i tratti che conservano il selciato originale. 
 
Un secondo sito funerario, che conserva un colombario con nicchie per ospitare urne cinerarie, viene invece cinicamente stimato idoneo alla sosta per il pranzo al sacco, durante il quale, ancor più sfacciatamente, si disserta (pensa un po’) su interpretazioni personali di pietanze della cucina tradizionale ligure…   

 Ripreso il cammino, arriviamo ad una sepoltura monumentale, la cui facciata principale presenta un rivestimento di cubetti simili al porfido, le cui diverse sfumature di colore sono artisticamente disposte a formare decorazioni. 

 

Sul portale protetto da una inferriata, un bellissimo ed elegante geco nero 
che si scalda al sole, ci osserva con occhi sfavillanti, atteggiandosi a guardiano minaccioso della tomba. 
  
 Alle porte di Albenga non riusciamo ad individuare il “Pilone” e l’anfiteatro romano, il cui accesso risulta precluso perché inglobato nell’area di un agriturismo.  

Anche il complesso archeologico di S. Calocero, adiacente al fiume Centa, è off limits.   Presso il ponte Viveri, recuperiamo Rinaldo, che era rimasto ad Albenga a fotografare gli uccelli dell’area faunistica della foce del fiume. 
  
Però perdiamo Loredana, Augusto, Anna e Massimo, giunta per loro l’ora del rientro a Savona.  Con Annamaria, Tiziana, Lutz, Italo, Rinaldo ed il sottoscritto, si va a prendere un caffè in un bar trovato a fatica nel centro storico, stranamente deserto e silenzioso, prima di iniziare la visita ai Musei Civico e Navale.   
Una nave romana, vinaria, risalente addirittura al primo secolo A.C.,  salpata da Salerno e diretta ad un porto francese, è stata rinvenuta su un fondale di 40 m. a circa un miglio dalla costa di Albenga. Buona parte del suo contenuto è stato utile e sufficiente ad allestirle una sala del bellissimo museo.   
Qui rimaniamo sorpresi da quanta arte, perizia e ardimento fossero dotati i romani che solcarono il Mare Nostrum. Tra il ricco materiale esposto, fa bella mostra una parte della chiglia ricostruita appositamente per mostrare con quale ingegno trovavano sicuro alloggiamento le 10.000 anfore vinarie da 26 litri ciascuna,  in una nave a vela latina di 40 m. per 10, della ragguardevole stazza di 4.500 tonnellate!

Un flash che illumina uno dei tanti aspetti di quella stupefacente civiltà.  Alle 16,16 prendiamo il treno per Savona, dove ci imbattiamo con piacere in Renato Bonfanti, col quale poco più di un anno fa avevamo trascorso una giornata dedicata ad una sua iniziativa, atta a promuovere la rivalutazione storica e culturale della rete locale delle “Antiche Vie del Sale”. 
                         
La prima gita del calendario 2015 ha richiesto in verità poco impegno fisico, ma la giornata è trascorsa molto gradevolmente e con ottimo profitto.  
                                 Bene così.                           Paolo

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