Relazione
gita del 7 Giugno 2015
Finalmente, dopo tre
rinvii, siamo in sette a
volerci godere una bella
e promettente giornata di sole, e
magari al fresco: Annamaria, Oriana,
Mariuccia, Marina, Piero, Rino, Paolo e il lupo Yuk.
Raggiungiamo il Passo
del Faiallo che alle 10 circa, percorrendo nell’ultimo tratto, una bellissima e panoramicissima strada di
montagna, che trovo sorprendentemente simile a quelle che nel cuneese collegano le
testate delle sue valli disposte a raggiera.
Qui, a pochi km in linea d’aria
dal mare, un grande prato, già
affollato di gitanti
e gruppi familiari,
accoglie l’intrigante albergo “Nuvola sul Mare”.
Insolitamente facciamo a meno
della sosta per il caffè, ed iniziamo
subito il percorso a piedi imboccando l’Alta via dei Monti Liguri attraverso un pretenzioso
portale.
Scendiamo dolcemente in un bel
bosco di faggi, e tra il verde dell’erbetta primaverile ci illudiamo di veder
occhieggiare i primi
funghi.
Secondo i calcoli e le
previsioni del Piero, a tempo debito, qui, ci
sarebbe da “caricarsi”.
Due vetuste casette, nell’ombra, con abbeveratoio, ci testimoniano con poesia
indiscussa, di ormai perdute attività forestali e di pastorizia.
Penso quanto farebbe bene al
nostro spirito inquieto, poter rivivere
almeno per un solo giorno, quei tempi lontani e ormai
inimmaginabili.
Risaliamo
il versante nord della Cima Vaccaria, tra minuscoli arbusti di Rosa Canina, fino a giungere sul crinale.
Davanti, il mare e almeno
metà della Riviera.
Dietro, ancora buona parte dell’Appennino e la pianura dell’alessandrino. Una targa ci invita a salire in cima, dove è
stata collocata una madonnina.
E’ ancora
là, ma con la testa mozzata!
Che barbarie: siamo sconcertati.
Due righe di commento sul libro di vetta e si scende fino ad attraversare
vastissime praterie, macchiate qua e là da boschetti di pini contorti.
Sopra di noi, molto spesso,
ci accompagna il chiacchiericcio delle allodole. Avvicinandoci al Rifugio
Argentea, abbiamo una visione d’insieme della bella sequenza delle verdi dorsali delle cime Del Pozzo e Resunou,
sulle quali domina il Beigua.
Quasi irriconoscibili, rispetto a
qualche mese fa, quando ci siamo venuti a ciaspolare. Il versante
est del M. Rama, visto dall’Argentea, si presenta con placche
ferrigne verticali impressionanti.
E’ l’ora del pranzo. Il rifugio è chiuso, e i numerosi escursionisti che
sono arrivati fino lì, si accomodano dove possono. Noi ci sistemiamo benissimo in una radura
erbosa all’ombra di una cupola di pini: bellissimo.
Tant’è che lasciamo trascorrere ben più di un’ora, godendoci la reciproca piacevole armonia. Il
nostro fedele e docile Yuk, gironzola tra noi scodinzolando, studiandoci attentamente con i
suoi occhioni intelligenti.
Potesse parlare! A “passo di struscio della domenica” ci mettiamo sulla via del ritorno, e pungolati dalla Oriana,
saliamo al M. Reixa,
che in mattinata avevamo evitato.
Bella vista sul Passo della Gava e i suoi sentieri, che si stagliano netti.
Genova, invece, giù in basso, ci
appare soffocata dalla foschia.
Noi, nell’ora più calda, fortunatamente, siamo ristorati da una fresca
brezzolina e da un
provvidenziale velo di nuvole alte.
Due
cippi, lontani l’uno dall’altro di un centinaio di metri, indicano entrambi la cima
del Reixa, facendoci trovare a
fatica il sentiero per tornare alle auto.
Bello anche questo tratto
di faggeta, scura e
compatta.
Quanta gente c’è adesso nel prato. Sembra di
essere in spiaggia!
In macchina, scendiamo adagio per
goderci il panorama, e ci fermiamo al Bar
Mario, al Passo del Turchino, per rinfrescarci.
Ma quant’è
piccolo il vecchio
tunnel della provinciale.
Ci voleva la Milano-San
Remo per dargli fama internazionale! In
autostrada si va via veloci: la coda è nell’altro senso.Tutto molto bene.
PS: lunedì ho ricevuto una mail con i ringraziamenti e i complimenti
della amabilissima Marina. Grazie cara. Che bello! Paolo