L’attesa è stata lunga, ma il mezzo metro di neve
di ottima qualità e la giornata eccezionalmente bella, ha ben ripagato Luciana, Mara, Serena, Giorgio, Mario
e Paolo, che in tutta
fretta hanno potuto organizzarsi.
Anzi, Serena si è portata sulle spalle, tutto il giorno, il suo meraviglioso bimbo di due anni, Tiziano, biondissimo e buonissimo.
Anzi, Serena si è portata sulle spalle, tutto il giorno, il suo meraviglioso bimbo di due anni, Tiziano, biondissimo e buonissimo.
Contrariamente a quanto ci
era stato detto, ad un certo punto
sull’asfalto persisteva un dito di neve, che la temperatura del mattino rendeva
gelata e infida. Giorgio, con gomme da
neve, si prestava gentilmente a fare un secondo
viaggio dei restanti tre km. per portare i tre occupanti e mezzo della macchina di
Serena, che slittava.
Cielo terso e non un filo di
vento. Che meraviglia la neve ancora intatta sul terreno e sulle piante. Un vero presepio!
Si parte dalla casermetta
accanto alle antenne. Sono le dieci,
ma la giornata sarà ugualmente lunga e ben spesa. Si va via bene, con la neve asciutta
che fa crac-crac sotto le ciaspole. A
tratti, dai dossi più elevati, appare il mare luccicante e la lunga costa della
Riviera di Levante.
Anche noi savonesi un po’ avvezzi a questi panorami, non possiamo fare a meno di soffermarci spesso, estasiati.
Anche noi savonesi un po’ avvezzi a questi panorami, non possiamo fare a meno di soffermarci spesso, estasiati.
Più avanti incrociamo
i primi dei molti
sciatori di un fuoripista-fai-da-te, ma esclusivo e in piena sicurezza. “Non ci credo, non ci credo”, esclama la Luciana, “non è possibile sciare
ad un tiro di sasso dal mare !” Il sottoscritto, quasi obbligato, si fa una ricca
documentazione fotografica per il piacere degli occhi dei parenti valtellinesi della Luciana.
Intanto, però, gli altri quattro, hanno preso un buon passo, e ci distanziano parecchio.
Intanto, però, gli altri quattro, hanno preso un buon passo, e ci distanziano parecchio.
Invece, il decrepito Paolo, comincia
ad accusare qualche dolorino alle anche. Più tardi sarà costretto
a fermarsi al rifugio. Anche la Luciana dice che
le basta così, ma forse è per la troppa meraviglia.
Serena, Mara, Giorgio e
Mario continuano sull’Alta Via, con l’intenzione
di fare pranzo al sacco alla Cappella
degli Alpini.
Al Rifugio di Pratorotondo c’è un mondo di gente. Molte giovani famiglie con i bimbi, che finalmente possono fare i pupazzi e giocare a palle di neve.
Per pranzare al ristorante si fa la coda. Il personale, gentile e premuroso, regge bene l’ondata di superlavoro.
Al Rifugio di Pratorotondo c’è un mondo di gente. Molte giovani famiglie con i bimbi, che finalmente possono fare i pupazzi e giocare a palle di neve.
Per pranzare al ristorante si fa la coda. Il personale, gentile e premuroso, regge bene l’ondata di superlavoro.
Dopo il pranzo ci godiamo il
sole caldo, sperando di portare
a casa una
leggera tintarella. Su un pendio, di
fronte al rifugio, qualcuno ha battuto una pista di un centinaio di metri. Ci sono due sciatori che ci si divertono,
riuscendo molto abilmente a farsi
riportare in cima
dalla vela del loro parapendio, a malapena gonfia dalla
brezza.
Nell’attesa del ritorno del gruppo, che poi si è spinto
fino in cima al M. Rama, ci portiamo ai
piedi del M. Sciguelo, da dove si gode il panorama verso ponente fino al Capo
Mele e a nord fino oltre il Mondolè e l’Argentera: che spettacolo!
Il tramonto, oggi di
mille colori, a sorpresa ci lascia vedere abbastanza
nettamente la Corsica. Per la Luciana è
veramente troppo. La Mara scatta le ultime foto, ma con poca speranza: c’è
veramente poca luce, ormai.
Mario scommette che, volendo
fare un unico viaggio fino all’auto della Serena, potremmo riuscire a stare tutti quanti nella macchina
di Giorgio, bagagli compresi. Giorgio non si rifiuta, e… Mario vince la
scommessa.
Come sardine in scatola, ma ridendo fino alle lacrime, affrontiamo il trasbordo.
Lasciamo malvolentieri alla sua mercé un’auto in panne, e strafelici ce ne torniamo a Savona. Tiziano ha imparato a chiamare “mare” quello che all’andata chiamava “acqua”. Alla prossima dirà anche “neve”.
Come sardine in scatola, ma ridendo fino alle lacrime, affrontiamo il trasbordo.
Lasciamo malvolentieri alla sua mercé un’auto in panne, e strafelici ce ne torniamo a Savona. Tiziano ha imparato a chiamare “mare” quello che all’andata chiamava “acqua”. Alla prossima dirà anche “neve”.