All’appuntamento siamo in dodici, e anche abbastanza
puntuali: Gloria, Luciana, Elsa, Flora, Mariuccia, Loredana, Ivana, Samantha,
Italo, Giovanni, Paolo Brignone, e l’altro Paolo, il sottoscritto. A Varigotti ci aspetta al bar del borgo, la
Natalia.
Alle 9,45 ci incamminiamo sul sentiero che sale al
promontorio, lato mare. Dalla torre di avvistamento ci ragguagliamo sul
percorso da seguire. Sul mare, macchie
di sole filtrano tra le nuvole in promettente dissolvenza. La luce è giusta per
far scattare le prime istantanee.
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Che posto romantico! Persino Elsa e Italo, a
guardali bene, sembrano più “cotti” di prima… Una bella targa testimonia il
giusto merito con cui il Comune di Varigotti ha voluto intitolare questo
viottolo a Don Giussani, l’iniziatore nel primo dopoguerra, della
ristrutturazione, che ormai completata, rimane tuttora sotto tutela di una
dedicata Associazione.
Riprendiamo il cammino, e il sole, che ormai si è
fatto caldo, ci rianima e… ci spoglia.
Un marinaio, nativo di questi luoghi, narra le sue disavventure di
guerra con originali pannelli e stucchi in terracotta dipinta, decorando un
tratto roccioso del percorso.
La salita è adesso davvero ripida. La Gloria, che si è guadagnata la testa del gruppo, sol suo passo da bersagliera....... ci scoppia tutti quanti.
Fortunatamente, ben presto la vegetazione a macchia, lascia il posto a ombrose piante d'alto fusto, e rifiatiamo un poco.
La salita è adesso davvero ripida. La Gloria, che si è guadagnata la testa del gruppo, sol suo passo da bersagliera....... ci scoppia tutti quanti.
Fortunatamente, ben presto la vegetazione a macchia, lascia il posto a ombrose piante d'alto fusto, e rifiatiamo un poco.
Si arriva così, dopo ore 1,30, alla vetta panoramica
della prima falesia, e dopo un’altra mezz’ora, alla seconda. Prudentemente ma
irresistibilmente, ci affacciamo da questi strapiombi per contemplare la
risacca del mare di un incredibile verde bottiglia, che si frange 250 m. sotto
di noi. Giovanni, con la sua Super-Nikon, impazza, e la Luciana, ma non solo
lei che è valtellinese, appare rapita da tanta bellezza.
Finalmente il sentiero spiana un po’, raggiungendo
in breve la Torre delle Streghe, una costruzione di soltanto una dozzina di
metri, ma senza accessi apparenti.
Però, lato mare, ha dei bei terrazzini, con ringhiera, fatti apposta per fermarsi a consumare il pranzo, nel dehor più bello del mondo. Seduto su uno spuntone, tra la Ivana e la Loredana, ci si scambia confidenze e dolcetti, godendoci il panorama. Sono le 13, e ce ne prendiamo un’oretta.
Però, lato mare, ha dei bei terrazzini, con ringhiera, fatti apposta per fermarsi a consumare il pranzo, nel dehor più bello del mondo. Seduto su uno spuntone, tra la Ivana e la Loredana, ci si scambia confidenze e dolcetti, godendoci il panorama. Sono le 13, e ce ne prendiamo un’oretta.
La Natalia,
aggiunge alla diffusa euforia, generose sorsate spray di Genepy. Machebello, machebello, commenta spesso la
Luciana, e Giovanni, prontamente, immortala le sue espressioni beate. In effetti siamo tutti entusiasmati dalla
suggestione del posto, e dalla stupenda giornata di sole che ci stiamo godendo insperabilmente.
Un sgambata sullo sterrato dell’altopiano delle
Manie,
ci concilia la digestione. Ci portiamo per circa 700 m. verso ovest, per
imboccare il sentiero del “territorio indiano”.
Ci si domanda, senza convincenti risposte, perché
questo percorso collinare abbia un nome tanto singolare. Incontriamo due
fossati ricolmi di fango, con le orme fresche di cinghiali che vengono a
rotolarvisi. Ma degli indiani, o dei bisonti, neppure l’ombra.
La discesa, su fondo talora rovinato dal passaggio
delle mountain-bike, ci impegna un po’, ma la Flora e la Mariuccia, sebbene a
corto di allenamento, se la cavano benissimo. La Loredana, in gran forma, non
molla la testa del gruppo, e in un’ora arriviamo a ridosso del borgo saraceno
di Pino.
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Giovanni e Luciana
sono gli ultimi a raggiungere il gruppo, perchè, indisciplinati, si sono soffermati nel Borgo, e la Gloria.... mugugna.
Siamo finalmente sul lungomare, e ritorniamo verso levante zigzagando tra le Deux Chevaux di un raduno d’auto d’epoca.
Siamo finalmente sul lungomare, e ritorniamo verso levante zigzagando tra le Deux Chevaux di un raduno d’auto d’epoca.
E che tramonto! Giusto per finire in bellezza una
giornata che solo la Liguria-fuori-stagione sa regalare. Beati noi.
Paolo
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