venerdì 29 novembre 2013

RIFUGIO LA BALMA - MONTE SEIRASSO 28 LUGLIO 2013





RIFUGIO  LA BALMA  -   MONTE SEIRASSO
28 LUGLIO  2013 

      Alle ore 9.20 parcheggiamo le auto presso il rifugio la Balma ed il gruppo è composto dal sottoscritto, Gerry, Angelo, Tiziana, Lutz, Valentina, Federica e Paolo. Incredibile, non c’è nebbia, non piove, non fa freddo ma è sereno finalmente!!! Che sia la volta buona…? E doppiamente incredibile: mi sono ricordato i nomi di tutti!!
       Si parte verso le 9.30 e dopo circa 15 minuti, lungo la comoda e facile sterrata la prima emozione. Infatti un folto gruppo di vacche avanza in direzione contraria alla nostra sulla strada e noi come salmoni, ci infiliamo tra le righe, controcorrente. 
       Il pensiero di tutti è lo stesso: “Speriamo che a qualche esemplare di 4 quintali non stiano antipatici i salmoni!” Fortunatamente ci lasciamo alle spalle incolumi il futuro formaggio Raschera, voltiamo a destra e saliamo l’ ultimo tratto di sterrata un po’ più pendente. 
      L’abbandoniamo per prendere un sentiero coperto dalla fitta vegetazione fino a guadare alla nostra sinistra un piccolo rio. Il guado è problematico perché la fitta vegetazione copre tutte le roccette ed i buchi nel terreno. Inizia così il primo strappo un po’ più impegnativo che termina dopo circa 15 minuti. Paolo visto il meteo stupendo, il verde rigoglioso ed un invitante roccione pensa bene di fermarsi lì per crogiolarsi al sole con l’ accordo di ritrovarci tutti alla Balma. 
      In 7 proseguiamo in salita, finalmente terminano le alte “erbacce” e la flora diventa quella tipica montana. Devio leggermente a sinistra per fare ammirare a tutti 2 ameni ed anonimi laghetti tra i rododendri, preziosa fonte d’acqua per la fauna selvatica. La bellezza del luogo scatena però in Lutz un attacco di “fotografite acuta”, diventa incontenibile con la sua fotocamera digitale. 
       Abbandoniamo i laghetti e saliamo fino ad attraversare un angusta strettoia con rocce e vegetazione folta per affacciarci su una verdissima conca erbosa. Salendo il panorama verso nord è sempre meglio e qui inizia uno strappo decisamente ripido su una traccia di sentiero per raggiungere la cresta sovrastante. Il gruppo si sfilaccia, ma ogni tanto mi volto indietro e tutti sembrano comunque in forma. 
       Raggiunta la cresta il panorama si apre anche a est ed a sud est e lo strapiombo sulla nostra sinistra è veramente notevole ed impressionante. Lutz imperversa con la fotocamera, Federica mi chiede se veramente siamo sopra Pratonevoso...Raggiungiamo un ripido crinale che dovremo attraversare e sottolineo a tutti di fare molta attenzione perché la traccia è stretta e se qualcuno avesse problemi di vertigini lo invito a guardare solo davanti ed in alto. 
       A metà del crinale mi fermo e confesso al gruppo che lì, visto il numero incredibile di mirtilli fra i rododendri, mi reco in stagione propizia per farne una scorpacciata, sottolineando che non c’è mai nessuno….. Il silenzio è improvviso e temo che tutti stiano pensando che il capogita sia un pazzo squilibrato. Infatti il silenzio è rotto da una domanda di qualcuno che con voce tremula mi chiede: “Ma dove ci stai portando, Piero?”. 
     Terminato l’attraversamento raggiungiamo a circa 2300 metri una sella erbosa con molti rododendri che a quella quota sono ancora fioriti. Il panorama si apre improvviso anche a sud e sud ovest. Cima delle Saline, Marguareis, laggiù l’ Argentera. Lutz sbarella e ci invita teutonicamente… a riunirci gentilmente… per fare l’ennesima foto di gruppo. Il problema è che alcune raffiche di vento, decisamente fresco, raggiungono i 50/60 Km/h per cui il compattamento ci risulta veramente complicato. Dopo la foto, qualcuno si copre ed attacchiamo la rampa finale, ripidissima. 
     Fortunatamente la fioritura ricchissima e le Stelle Alpine numerose e particolarmente robuste ci aiutano a terminare la rampa. Il gruppo salendo disordinatamente, ciascuno zizzaga a piacimento, a scaglioni raggiunge la Madonnina della cima verso le 12.30. Il panorama qui è a 360 gradi. La fotocamera di Lutz avrebbe bisogno di un antiinfiammatorio, ma il momento spirituale passa in un istante perché non ho mai visto tanta velocità nell’aprire i sacchetti con i viveri. Stravaccati a 2436 metri intavoliamo i nostri discorsi il cui tema principale è il cibo. 
      Qualcuno si lamenta di avere mangiato un capriolo troppo duro ed io le spiego che probabilmente non era un capriolo ma che le avevano dato da mangiare una delle due zampe più lunghe del Dahu, che essendo sempre in tensione per sorreggerlo, è durissima perché troppo muscolosa. Si parla di un capriolo domestico che quindi non si può mangiare, mentre io sottolineo che il forno non distingue tra il domestico ed il selvatico. Lutz mi guarda ed annuisce mimando lo sgozzamento. 
      La stessa persona si lamenta anche che il suo macellaio le toglie sempre il grasso dalla carne mentre a lei piace. Io le spiego che lui, vedendo le sue stupende… ed artistiche… unghie, temendo che possa rovinarsele tentando di togliere il grasso a casa, la precede in macelleria. Nel frattempo arriva un ragazzo nero di capelli e subito dopo una ragazza bionda con i capelli corti e si siedono a qualche metro dietro di noi. Angelo intanto si accende un cannone. 
     Infatti arriva spontanea la domanda “Ma è un sigaro o una canna?”. Io rispondo che è una canna che lui camuffa abilmente da sigaro. Angelo dice che è un sigaro cubano e che deve per forza fumare perché essendo ospite da me qualche giorno è l’unico modo per sopportare tutte le mie c……e (stupidate) che dico in continuazione, confermando implicitamente quindi che di cannone si tratta e non di sigaro. Gerry con una zampata da giaguaron entra nel discorso raccomandando ad Angelo allora di farsi fare una lastra ai polmoni appena rientra a Verona se il motivo è quello. 
     I due giovani probabilmente nauseati dai nostri discorsi e forse infastiditi dal fumo del cannone, senza neanche mangiare decidono di scendere. Ma prima la foto di rito. Valentina si offre volontaria ma, purtroppo, è stata contagiata dal virus di Lutz. Vorrebbe fare un intero servizio fotografico ai due malcapitati che con sommo sforzo riescono a riprendersi la loro fotocamera per fuggire a gambe levate dalla cima!
Alle 13.30 si scende. Il vento sulla ripida discesa è sempre teso ma un po’ meno intenso rispetto all’andata e raggiunta nuovamente la sella prendiamo il sentiero sulla nostra sinistra.
Nonostante sia stato pulito e segnato resta comunque impegnativo e purtroppo fa una vittima. Il ginocchio martoriato di Valentina non regge e necessita il ghiaccio spray e un antidolorifico per potere continuare.
       Più in basso segnalo ad alta voce a tutti quanti di guardare bene tra la vegetazione perché ho visto un enorme fungo, un Amanita Muscaria e quando c’è lei di solito ci sono anche i porcini. Tutti concentrati a guardare tra i cespugli quando scendendo si accorgono che l’Amanita non è altro che una piatta roccia che qualcuno ha dipinto di rosso con puntini bianchi. Finalmente forse perché la stanchezza aiuta ad allentare i freni inibitori, tutti mi lanciano anatemi verbali. 
      Alla fine della sfuriata Angelo aggiunge “Ora comprenderete perché io riprendo a fumare solo quando sono con lui…!!”.
Terminato il sentiero riprendiamo la sterrata dell’ andata e senza dovere rifare i salmoni, raggiungiamo Paolo alla Balma.
Federica mi dà un 5 e mezzo stiracchiato perché:
non ho coperto i buchi nel terreno;
non ho tagliato l’ erba;
non ho segnato adeguatamente il sentiero all’ andata.
Ma qualcuno cerca di farmi strappare la sufficienza dicendo che però ho messo una buona parola per il meteo stupendo.
     Io sono sicuro che qualcuno, conoscendo tutti i falliti tentativi di raggiungere gli anni scorsi il Seirasso, ha fatto pressioni in merito a chi di dovere (infatti già la notte seguente dopo poche ore è diluviato). Ma io non c’entro stavolta ma è unicamente merito del nostro Angelo custode che, se mi permettete, prima di concludere la relazione, vorrei ringraziare personalmente. Grazie Francesco!
Alla prossima e grazie a tutti
Piero.

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